Assieme

Voce del verbo play che vuol dire giocare, fare, suonare come le macchie sopra un quadro con le mani: vuol dire un giro di cose e persone messe insieme in un cerchio, tenuto aperto fino a notte fonda, al giorno dopo, fino a quando spariscono i fantasmi. Lo dice chiaro Francesco Di Bella, nel suo disco costruito di lettere e risposte agli amici, di girotondi, pazzièlle e colori. Le matite sono sparse per terra, piccole armi per aprire il bianco dei fogli, e poi scappare al momento di fare la conta dei danni.

L’album è un gioco, la copertina sta di guardia alla stanzetta, lasciando tutto come sta. Da qui l’intimità non fa più male, la rivoluzione si affaccia e sorveglia, nelle canzoni affiora la poesia: c’è il diavolo, l’amicizia e l’utopia, il bene e i ricordi delle stazioni, il paese vecchio e quello nuovo, l’infanzia, e l’amore che vuol dire stare assieme, non c’è altro.

Certe note ci ricordano quando eravamo fidanzati senza saperlo, erano giorni di infinite estati. Mi sono perso ma questo è, nella casetta acchìttata e già pronta, senza tetto né vetri o pareti: cerco un giaciglio per guardare su di me, sentirmi parte del mondo che c’è intorno.

Un giorno, un pomeriggio fottemmo il tempo con un invito- gioca con me. Giochiamo. 

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Francesco Di Bella- Play with me- BlackCandy