Tempo di caffè

La società del tempo di oggi è un’assenza, manca di affetti e relazioni, di tempo futuro che sia concreto, sfugge nel modo in cui il sentimento fluttua quale potenza sovraordinata e inafferrabile. Inafferrabile nel vuoto intraducibile senza filo, del corpo senza vene tangibili tra le dita, nelle onde delle finali monche, nel desiderio fluido. 

Forse, 

la, 

mancanza, 

già, 

c’era, 

spezzettata, 

di, 

virgole.

Tutto questo è difficile da raccontare con una distanza. 

Nanni Moretti è qui un genitore che orchestra le storie prese da un libro e dalla vita di un palazzo, che esiste ma è altrove dal mondo di ora. Il palazzo è vuoto e non crolla, proprio si smaterializza velocemente per una regola immateriale, come la borghesia e la forma apparente delle famiglie, il male e il bene, la paura, eccetera.  

Gli attori sono personaggi-tipo, le storie sono storie-tipo, gli standard fluiscono senza trattenere niente del linguaggio perduto nel tempo. 

E Il tempo è andato, trascorso, scaduto. 

Non si fa in tempo a salutare che giriamo in tondo in uno stagno che si credeva un corso d’acqua, almeno, non voglio dire il mare. 

Il palazzo è allagato, nessuno se ne accorge. Le vite sono in un acquario che a mostrarlo sarebbe stato reale più delle interazioni consumate, invase dagli scoli, molto più alto dell’intero fabbricato, come una inondazione già avvenuta di cui non vediamo l’origine e la fine. La vita com’era non si afferra: neanche certi film hanno un’idea di quello che ci sta accadendo, e in questo vuoto, sui titoli di coda, ci vorrebbe un altro tempo suppletivo. 

Il tempo di un caffè con Nanni, così per parlare.  

Tre piani- Nanni Moretti- 2021 Film