“Ti voglio un bene silenzioso“

Raccontami di un’amicizia. Provaci. Scrivi una lettera, mettila in disordine, usa i ricordi con il tuo pensiero casuale. Spariglia le fotografie, e infine allinea un disegno a piacere. I punti tracceranno la mappa che darà senso al caos. Lo fa Emanuele Trevi nel suo messaggio sdoppiato, seguendo una pista sentimentale che porta a Rocco Carbone e Pia Pera, due scrittori, affondando nel tempo trascorso quando erano vivi con lui, e ora non più. Il libro parla di questo, si rivolge a due persone. Due persone care. Due pianeti raccontati come fossero altro, lontano dall’orbita terrestre, simili alla parte perduta di noi, affondati sulle pieghe intime del proprio sé. 

Poi accadono le crepe, le rotture, ci si perde. Non ci parliamo più. Succede che uno muore, stroncato da un colpo contrario, in un sinistro imprevedibile o una lenta caduta. La conclusione è sempre un mazzo di fiori, da cui nessuno dispensa, e il resto sopravvive da qualche parte, nel cuore di altra gente impegnata a tenere in vita l’invisibile. 

È questo Il nulla.  

Lo stesso che risiede dietro i perché. Anche i più semplici, fatti di una sola parola. Non esiste alcuna ragione per i gesti e le cose. Non c’è motivo per la morte e dunque per la vita. Dobbiamo inventarci qualcosa e lo facciamo. Scrivere per fermare la vita, e non sparire. Per raggiungere i fantasmi, parlarci e rivederli.

Dire ciao a un amico. 

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Emanuele Trevi – Due Vite – Neri Pozza 2021