Quello che non ho visto

Raccontare vuol dire mostrare qualcosa facendolo rivivere a chi legge con le parole. Sembra facile. Se il fatto è reale bisogna restituire il massimo grado di verità, scegliendo un immaginario. Non è una contraddizione: chi legge non c’era e neanche chi scrive. Usando i numeri, la strage del venerdì 13 novembre 2015 a Parigi eseguita da un commando di circa dieci terroristi islamici affiliati all’Isis ha causato 131 morti, 350 feriti, colpendo in cinque punti diversi, tra i quali il teatro Bataclan e lo Stade de France. Il racconto riguarda il processo celebrato nel 2021-22, chiuso con 19 condanne: tra giudici, avvocati, imputati e parti civili si ricostruisce il cuore dei fatti, la loro portata emotiva, il vuoto dei morti e le ragioni degli assassini, a colpi di perizie, deposizioni, lacrime, testimonianze e una marea di carte e parole. Tra queste ultime sono comprese espressioni come “ferite da schegge di dado, dilacerazioni, smembramenti, area di dispersione, fracasso facciale, aggrovigliati, lago caldo di sangue, macchia cospirativa”. Altre frasi, più immediate, completano il quadro.

Non so come mi sento

Smetti di avere paura

Va bene se uccidi va bene se muori pure tu

Non posso muovermi

Okay, resto con te

Credo che sia morto

I sogni hanno disertato le mie notti

Occupatevi dei vivi

Che marciscano in galera e brucino all’inferno

Non provo dolore

Gli imputati hanno parlato di atto di guerra, collegando l’attentato ai bombardamenti in Iraq e Siria effettuati dall’esercito francese, sottolineando la differenza di considerazione tra quei morti sotto i raid aerei in Medio Oriente e quelli falciati da mitragliate e schegge kamikaze nel cuore d’Europa. Si tratta di logica, prospettive e motivazioni: in qualche modo tutto è confluito nel processo. Il racconto è rimasto un gioco di ombre fin quando qualcuno ha acceso i riflettori. Il suo corpo e la sua voce hanno dato forma al suo intimo, mostrando una forma ancestrale e potente di storia, “come una luce bianca che illumina tutto, mostrando l’orrore, il dolore e la pietà”. A un certo punto questa roba che sembra eterna diventerà altro: ci sono le condanne, il tempo trascorso, la memoria e la galera, l’amicizia e la mancanza, la vendetta. C’è anche l’amore.

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Emmanuel Carrere- V13- Adelphi- 2023