Come inventare canzoni vere

Le bugie sono letteratura. Esse abitano di storie palchi e caffè, nascono nei vicoli popolati di guerra e buio, dove si posa la cenere dei profeti scomparsi nell’aria sospesa di luce. Dove nessuno ricorda il nome di un negro o di un messicano, di un presidente ucciso o di un ladrone. «È tutta gente che finisce ammazzata o in galera indifferentemente». Dalla terra della libertà, in ogni scorcio si annida il tradimento, l’abiura che cambia le carte. Se Il tempo accerchia per ingannare, ogni volta serve una pelle nuova, una maschera per le invettive. Allora la voce si screpola, mangia tempi e metrica, a volte sputa. «Dylan è il nome di un pupazzo. Di un poeta»

Siamo in Inghilterra, nel Grand Canyon oltre l’oceano è in corso un concerto. La band fa troppo rumore per un cantastorie: la gente ruggisce, promette vendetta. C’è odore di polvere e sangue, tutto può accadere.

«Mi dai del tu», dice un uomo distinto, «mi parli in faccia ora che è proibito».

Robert annuisce e lo accusa dal palco.

«Qualcuno parla di religione», dice, «ma dimentica come è morto il redentore».

Da quella notte l’uomo distinto sogna lo spirito di un dittatore. Ogni volta si sveglia in piedi, la luce ancora accesa sotto il tiro nemico.

«Judas» è l’ultima parola del concerto. Il poeta abdica e scompare nelle cantine, a registrare sconosciuti brani tradizionali. Fin quando il dolore lo riporta a galla, alla ricerca di versi e medicine. 

A che serve il premio Nobel, dopo la febbre cardiaca, non lo sa nessuno. Forse la poesia ha i suoi buoni frutti. La cronaca racconta che il re organizza il ricevimento e lui non si presenta. Al suo posto manda Patti Smith.

«Fammi un favore», si raccomanda, «scegli una canzone liberamente, pensa all’apocalisse e poi dimentica».

Quando arriva il momento, la donna fa una invocazione e perde il filo. Le chiedono di lui, ma arrivano solo mezze ammissioni.

«Mi ha dato un altro nome», confessa, «e una chitarra, per sparare ai fascisti».

Lui aspetta fuori dal castello. Con un cappotto liso, a volto coperto, gironzola lungo lo stradone a luci rosse dove furgoni luminosi vendono panini.

«Funziona come l’ispirazione», dice agli ignari avventori, «vai a prendere la luminescenza, ti abbagli, e se sei fortunato cadi stordito con la tua storia».

Poi l’amica esce, i due prendono il largo, con una barca per affrontare la strada. Le puttane ai bordi del viale aspettano fortuna.

«Dopo gli amplessi si torna sulla terra».

Eternal life, Bob Dylan. Happy Birthday.