Acqua santa

Mi perdoneranno. Così diceva l’ovvio di uno scritto da letterati, bevuti di critica e robe serie che non riuscivano a galleggiare. Mi perdoneranno e io mi perdono, a parlare quasi di me, che questo viaggio è ancora una volta un paese o un quartiere, col pezzo di mare e di fumo nelle salite e nei vasi coperti di tempo. Sono le retrovie degli anni incoscienti, giovanissimi che ritrovano la luce a fare luce, e non mi stanco di ascoltare e andare. Di sentire e consumare.

Che questo disco è un gesso che sfrega sul cartone fino a che compare una figura e poi un’altra, e le trame mostrano e assorbono nella schiuma di ritorno, con le maniere gentili di un calco sulla pasta del dolore. Come uno scavo di rovine ancora fregiate, di lamine e fili d’oro in mezzo alle pietre.

C’è da vastarsi

tutto lungo il mondo

e le jacuvelle

e i serpi fino a dentro il letto

e poi l’amore sopra a tutto

che si affaccia a guardare

dove stavamo

e dove sto

Ascolto perché non riesco a dimenticare, perché ritrovo identico il bruciore di certe voci mancate, delle telefonate in un sogno che spezza il fiato e il cuore. Vorrei e parlarci, se avesse un pensiero come te, chiamarlo a un momento, dividerci il tempo deserto di un bar che non esiste più, con la musica che ribatte nelle retrovie, colpi e rumori di scrittura in un bosco tenue di colori, fiati e respiri, bolle e riverberi di suonerie fatte con le dita delle mani. Suona l’adolescenza appena nata, rimessa al suo tono indaco che voleva essere azzurro – che follia- e mi tornate in mente come se foste dei luoghi, portoni e scale e ponti rotti sul mare, da dove ancora si sentono i tuffi.  E una fontana si è fatta muta. E una casa caduta conserva gli occhi. Perché gli scrittori siano fantasmi come le storie che aleggiano e smaniano per apparire, fino a dentro le note e le parole.

E l’acqua barcaglia

in mezzo alle cose

addosso alla gente

che si distrae 

mentre le parole risalgono 

leggere 

a perdonarmi

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Francesco Di Bella- Acqua Santa- Lp/ La Canzonetta 2025